La Storia del Centro Sociale Italiano
Dopo la Missione Cattolica Italiana di Seraing, sorta già nel 1928, la Missione di Liegi era stata aperta dopo l'ultima guerra, per assistere religiosamente i tanti Italiani che venivano per lavorare in miniera.
La "Missione" era stata affidata alla casa Provinciale dei francescani di Venezia, la quale aveva richiamato alcuni padri dalle Missioni dell'America latina in particolare. La direzione della comunità di Liegi, che a volte raggiungeva il numero di cinque e anche più frati, era stata affidata a P.Paolino Cristofari. Il Vescovo di Liegi li aveva alloggiati nella parrocchia di St. Jean, al numero 4 del Cloître St. Jean.
I Padri non curavano solo gli Italiani della città di Liegi, ma avevano punti di riferimento anche nella grande periferia come Sclessin, Tilleur, Grâce Hollogne, Ans, Bressoux,Thier-à-Liège, Retinne, ecc., dove assicuravano la messa domenicale e l'aiuto ed il conforto cristiano alle famiglie.
Sul piano specifico di Liegi città, si erano create varie attività giovanili con l'Azione Cattolica ed in seguito il Movimento ACLI; necessitavano allora locali più ampi per le riunioni e le varie occasioni di incontro. P. Contardo Grolla, che era succeduto a P. Vaiolino, fece parte di questa cenessità al vescovato il quale propose un locale ai piedi della scalinata della "Montagne de Bueren", locale occupato fino allora quale rittovo per i fiamminghi di Liegi. Esso andava ristrutturato e quindi occorrevano soldi.
L'intraprendente P. Grolla si mise, allora, in moto, contattando Mons. De Jardin, incaricato dal Vaticano nella pastorale degli immigrati in Belgio. Contattò pure vari esponenti della collettività italiana di Liegi, soprattutto quelle persone che vi avevano fatto fortuna e potevano favorire l'iniziativa dell'acquisto di un locale tutto nostro. Era pure stato interessato il Consolato di Liegi, il quale, non potendo contribuire che in modo molto limitato, assicurava che avrebbe potuto indirizzare eventuali Italiani di passaggio in città, per essere alloggiati nei nuovi costruendi locali. In ultimo, ma certamente prima nel contributo, la "Provinciale" di Venezia, casa madre dei missionari di Liegi.
L'iniziativa doveva assumere una forma giuridica che permettesse di essere proprietari, per cui fu fondata un'Associazione senza scopo di lucro (ASBL), denominata "Centro Sociale Italiano". Ne facevano parte tutte le persone che avevano contribuito finanziariamente. A titolo personale, l'allora contabile del Consolato, Dr. Bevilacqua, nonchè un rappresentante del Vescovo, un legale nella persona dell'allora avvocato Respentino e vari altri nomi per comporre il comitato fondatore. Da notare che allora, la composizione del Comitato doveva, per legge, essere composto da tre quinti di persone di nazionalità belga.
Quanto ai locali, si rendeva libero e in vendita, un interessante palazzo lasciato dal sindacato cristiano di Liegi (Centrale Nationale des employés) situato al numero 2 della rue Ste Croix. Durante diversi anni questi locali hanno visto passare : mostre fotografiche, riunioni di associazioni, conferenze e soprattutto buona cucina, favorendo pasti tipici di tutte le regioni d'Italia. Lí nacque il Movimento Arte e Cultura che permise a molti artisti italiani di esprimere e far conoscere la loro arte e lí inizio' pure, nel 1975, la corale Guido d'Arezzo sotto la direzione del maestro Gaetano Perini.
Purtroppo, o per fortuna, un progetto urbanistico della città di Liegi, prevedeva la trasformazione della Place St. Lambert e il Centro Sociale Italiano doveva lasciare la rue Sainte Croix.
Si offrivano due possibilità : la prima, una "maison de maître" Boulevard d'Avroy; la seconda, una proprietà a Rocourt. Centro città o periferia ?
La scelta fu difficile. Finalmente, nell'agosto del 1980, la decisione fu presa per Rocourt.
La prima scoperta dei luoghi con il gruppo di giovani chiamato allora Gruppo Missionario Italiano (GMI) ebbe luogo una sera, dopo una riunione, con P. Anselmo Pedrolo che propose una visita esplorativa, al lume di una lampada tascabile.
La proprietà era rimasta abbandonata per parecchio tempo ed era in pessime condizioni. Scoprimmo l'edificio con le sue grandi stanze ma anche con mattoni, calcinacci e parecchie ragnatele. La visita ci porto' poi nel parco dove c'era una vecchia serra in condizioni ancor peggiori, piena di sassi, erbacce e legna vecchia. Nell'entusiamo generale, qualcuno esclamò: Qui dovrà sorgere San Damiano !
Ma anche questa decisione è stata molto discussa perchè si diceva che con tante chiese sempre più vuote, perchè costruirne una nuova ?
E' vero, occorreva una fede solida, molto coraggio, un pizzico d'incoscienza e tanta fiducia negli uomini per intraprendere lavori di tale importanza. Ma il risultato ne valse poi la pena!
La provvidenza fu abbondante attorno a questo progetto, come la disponibilità da parte dei nostri amici di allora che offrirono generosamente le loro forze e il loro tempo. Si vorrebbero citare tutti i loro nomi ma certamente ne dimenticheremmo qualcuno. Oreste Matielli era a capo del gruppo e P.Anselmo ne era l'anima e il coordinatore.
Il Centro di Rocourt fu inaugurato solennemente il 13 giugno 1981 con grande partecipazione di gente.
La Cappella San Damiano, un piccolo gioiello di semplicità, fu inaugurata il 25 marzo del 1984. La sua "architettura" asimmetrica, l'altare, il tabernacolo, il crocifisso, tutto ci parla di Francesco, il Santo di Assisi. Al suolo, tre figure stanno a rappresentare il sacrificio di Abele, il sacrificio di Abramo per poi giungere al sacrificio Eucaristico.
Il Centro continuò le sue funzioni come a Sainte Croix, e cioè ad essere un punto di incontro per tanti connazionali in occasione di manifestazioni religiose, culturali, ricreative e sportive, nonchè sede di riunioni per varie associazioni.
Ogni frate aveva la sua specificità, e ognuno di loro contribui in maniera diversa alla vita del Centro, sotto la direzione decisamente intelligente e intraprendente di P. Contardo Grolla, purtroppo deceduto troppo presto.
L'ultimo frate a lasciare la Missione di Liegi fu P. Ippolito Morellato. A lui si deve la finizione del Centro con la cucina della sala S. Marco, la biblioteca e l'appartamento sopra.
Un'attenzione tutta particolare è sempre stata risrervata ai più piccoli, coinvolgendoli in occasioni come per esempio :
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la festa di Santa Lucia,
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il presepe vivente a Natale,
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Il carnevale,
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la lavanda dei piedi il giovedi' santo,
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la caccia all'uovo il lunedi di Pasqua.
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varie iniziative ad ogni anniversario del Centro.
Il parco ha dunque accolto molto spesso i giochi, le grida e le risate spensierate dei bambini mentre, in giornate più calme, diventava un'oasi di pace per profonde meditazioni. In questo era maestro Padre Alfredo Bedin.
Il Centro, la cappella, il parco, … se fossero persone si potrebbe parlare di "tre corpi e un'anima sola" e quindi inseparabili. E' bene tener sempre presente che il primo non potrebbe esistere senza gli altri due e vice versa.
Dopo i Francescani, abbiamo avuto per tre anni don Fabio Volo.
Nel 1996 arrivò don Giorgio Celora. Egli è stato il motore da formula uno di questi ultimi dieci anni. Basta pensare all'importanza che ha dato alla liturgia, ai sacramenti, in particolare quello della "Riconciliazione", al contatto con i giovani (ricordiamo la partecipazione alle GMG di Parigi e Colonia), all'abbellimento della cappella, alle conferenze di alto livello, alla salvaguadia della tradizione francescana che a noi sta a cuore perchè l'abbiamo condivisa per quarant'anni con i frati che hanno accompagnato le nostre famiglie nei momenti felici come quelli dolorosi della vita. Questa realtà, Don Giorgio l'ha capita immediatamente ed ha voluto anche mantenere l'impegno verso la missione francescana del Guatemala inviando, ogni anno, il ricavato della tombola organizzata per la festa di San Francesco.
Nel 2005 a
sostituire don Giorgio, dalla
Calabria, punta estrema dell'Italia, ci arrivò
don Nino
Russo.
Continuando sulla strada segnata dal suo
predecessore, don Nino, con un
infaticabile lavoro fisico e spirituale ha
portato avanti un'opera di
rinnovamento che ha riportato il centro al suo
splendore dopo alcuni
anni in cui le strutture erano state un po'
trascurate; sotto la sua
guida si forma una squadra di circa 30
volontari, la Squadra Azzurra,
che assicura la preparazione di tutte le
manifestazioni religiose e
l'organizzazione delle varie feste nel corso
dell'anno, privilegiando
sempre un sano divertimento in famiglia.
La
comunità si espande e alle celebrazioni che don
Nino presiede con
semplicità gioia e costante inventiva, come alle
feste tradizionali, si
notano sempre volti nuovi.
Al sostegno delle Missioni in Guatemala aggiunge quello per le Missioni del Madagascar che conosce per averci operato precedentemente.
Don
Nino ha favorito maggiori contatti con la chiesa
locale, partecipando
alle riunioni dell'Unità Pastorale, collaborando
con l'associazione St.
Vincent de Paul, celebrando la festa di San
Francesco, nel prossimo
ottobre, nella chiesa parrocchiale di Rocourt
con incontro fra le
diverse comunità straniere della regione.
Proprio
sotto la spinta propulsiva di don Nino, nascono
il Notiziario del
C.S.I., un trimestrale che riporta le attività e
le iniziative che ruotano intorno al centro
e questo sito internet,
l'edificio del centro è stato ristrutturato
cambiando gli infissi e
sono stai realizzati innumerevoli lavori sia
sulle strutture che nel
parco. A queste attività "esteriori" si sono
aggiunte ancora
innumerevoli altre, religiose e culturali, nuove
tradizioni si
sono rapidamente imposte come ad esempio la
Befana dei Bambini il
giorno dell'Epifania.
Nel 2011, dopo 7
anni di lavoro, don Nino è stato richiamato in
Italia nella sua Diocesi e per qualche tempo si
è temuto che egli fosse l'ultimo pastore
italiano per la Comunità del Centro. Ma ancora
una volta la Provvidenza ci ha tuttavia premiato
e, dal settembre 2012, ci è giunto, questa volta
dalla Sardegna, don Alessio Secci.
Anche lui è stato inserito nella parrocchia
belga di Jean-Maria Vianney e nello stesso tempo
a servizio della Misssione cattolica italiana.
Sicuramente, anche don Alessio non mancherà di
continuare l'opera dei suoi predecessori,
lasciando anche la sua impronta nella storia
della Missione.
Nadia POMPA